Dovresti tornare a guidare il camion Elvis

Postato da Paolo Camerin |26 Ott 16 | 0 commenti

Dovresti tornare a guidare il camion Elvis

 

Come ho scritto in un precedente articolo i libri di Sebastiano Zanolli li ho letti tutti. Sono un po’ di parte consiglaidovi di fare altrettanto avendo avuto io la fortuna di incontrare Sebastiano di persona agli inizi della sua brillante carriera di formatore.

È grazie a lui se ho intrapreso il mio cammino di scoperta nel mondo della foramzione e del continuo voler migliorare se stesso e le proprie conoscenze.

Questo è un libro molto bello che parla del Talento, e prorpio per l’importanza dell’argomento preferisco riportare quanto scritto da Alessandro Zaltron nella quarta di copertina del libro io non riuscirei ad essere altrettanto all’altezza.

“Nel 1954 il talent scout di una radio americana parlò così ad un aspirante musicista: << Stammi a sentire, ragazzo, non andrai da nessuna parte. Torna a guidare i camion! >>.

Quel ragazzo che fortunatamente non andò a guidare i camion era Elvis Presley.

Da questo episoodio prende le mosse il nuovo libro di Sebastiano Zanolli, una riflessione viscerale e senza sconti sulle attidudini che molti di noi possiedono allo stato potenziale ma che per passare alla storia – se non altro quella della vostra vita – neccessitano di due ingredienti: la passione (che scissa dal talento è pura velleità) e l’investimento (senza del quale il talento si riduce a possibilità inespressa, insomma: occasione perduta)

Il talento è il passepartout per la felicità, prima però bisogna scoprire in quale serratura inserire la chiave. Zanolli insegna a riconoscerla, questa chiave, a molarne la seghettatura, affinchè diventi accessibile la cassaforte della realizzazione di sé.

È un viaggio iniziatico sulle tracce del proprio demone interiore, questo che vi apprestate a compiere, con utili esercizi pratici e le ormai famose “domande scomode” di Sebastiano.

Capire che si possiede un talento è come scoprirsi innamorati: dapprima si nicchia per timore, ci si difende per comodità, si nega l’evidenza; ma alla fine l’evidenza s’impone. Occorre allora prendere atto di una situazione che non lascia alibi e costringe alla responsabilità. E ci si trova carichi di energia, creatività, sana incoscienza, impermeabilità al senso del ridicolo. Una riserva che va spesa, anzi investita.

Il talento si colitva nell’intimità, d’accordo, ma produce effetti nella comunità. Gli giova l’esercizio, quel processo fruttuoso antitetico al sotterramento che rende sociale una dote individuale.

Che aspettate dunque? Se già non avete provveduto, tirate fuori l’Elvis che c’è in voi! Perchè, facendo qualcosa per cui siete predisposti, le probabilità di essere felici diventano pericolosamente alte.”

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